Nino D’Angelo confessa di aver vissuto lo spettro della depressione, una malattia che colpisce tutti e che necessita di un aiuto esterno.
Un libro, un nuovo album, uno spettacolo. Nino D’Angelo è tornato con un progetto strutturato e molto importante, che lo conferma come uno degli artisti napoletani più importanti al mondo. Un cantautore arrivato al massimo successo, ma attraverso una storia fatta di grande sofferenza. E non solo da ragazzo, ma anche negli anni della maturità, quando è caduto vittima della depressione. Un problema serio che non può essere superato da solo. Lo ha confessato lo stesso artista in un’intervista a Fanpage.it.
Nino D’Angelo parla della depressione
Può un artista noto in tutto il mondo, che nella vita ha avuto l’opportunità di suonare ovunque, anche a New York e nei teatri più prestigiosi, essere afflitto da depressione? La risposta è ovviamente sì. Perché ci sono malattie che non guardano in faccia a nessuno, che attaccano chiunque, ricco o povero che sia. E che non possono essere sconfitte da sole.
Racconta l’artista partenopeo: “Non si cura così, da sola, bisogna andare dallo psicologo e farsi curare. Tu puoi essere pure il più grande cantante, la depressione prende anche quelli che stanno bene e hanno i soldi. Noi siamo arrivati alla depressione perché abbiamo perso dalle tasche il desiderio“.
La povertà di Nino D’Angelo
Tra i cantanti che si sono imposti in Italia, Nino D’Angelo è stato uno dei primi a partire davvero dal basso. L’artista non ha mai nascosto di aver vissuto la propria infanzia in povertà. E questo è stato un problema: “Quando ero piccolo mi vergognavo di essere povero“. L’artista racconta di averlo scoperto quando il parroco della sua chiesa gli disse di portarsi i soldi delle offerte a casa. Sentendosi umiliato, il giovanissimo Gaetano aveva avuto una lite col padre, e gli aveva gridato in faccia di non voler essere povero. Per tutta risposta, l’uomo gli aveva detto di fare la valigia e di andare a vivere dalla vicina del piano di sopra, che di problemi economici non ne aveva. Ma il legame di sangue fu più forte della vergogna, e alla fine Nino rimase con la sua famiglia. Storie di un’altra Italia. O forse di un’Italia che ancora oggi facciamo solo finta di non vedere.
Di seguito il video di Voglio parlà sulo d’ammore: